Alessandro Carano
Alessandro Carano (nato a Gallarate, -VA- 1984). La sua pratica partistica è caratterizzata da un grande interesse per il concetto stesso di pittura, spostando l'attenzione dal puro tecnicismo a un mondo che contiene l'amore per l'arte fine a se stessa. Linee e colori diventano modi per esprimere appieno il potenziale del supporto, spesso nascosto dagli artisti. Le tele così come i materiali utilizzati da Carano si trasformano nei principali protagonisti dell'opera, provocando negli occhi dello spettatore una sensazione di scoperta. Non solo esalta le forme ma ne esalta anche le peculiarità; così le grandi tele diventano un preciso intreccio di pennellate come piccole miniature che seguono il tessuto e l'ordito della trama, svelando agli occhi dei più i movimenti racchiusi e nascosti. Niente è superfluo, l'artista "ascolta" e continua ciò che suggerisce il supporto. Ad esempio, le graffette vengono solitamente posizionate per fissare la tela, mentre nei suoi dipinti sono poste in primo piano e diventano parte integrante dell'opera d'arte. Alessandro tratta singolarmente ogni singolo punto come se lo elaborasse come un monocromo, lasciandone alcuni non dipinti in modo da far risaltare questo aspetto, fino a quando ogni singola tessitura si trasforma in linee. Diventa così curioso notare come nei suoi dipinti gli errori, essendo gli unici elementi superflui, diventino le uniche parti decorative delle opere. I suoi dipinti dialogano continuamente tra loro, attraverso il file rouge che li collega tra loro e li rende complici di un disegno più ampio. È quindi attraverso i dettagli che i suoi dipinti prendono vita all'interno di un immaginario preciso, in cui l'artista e i suoi supporti diventano un unicum capace di affascinare e condurre a mondi segreti, di cui la chiave è la trasformazione di ciò che già c'è, ma ancora da scoprire.
Quando avevo 20 anni, non avevo un cervello
Acrilico stampato su juta
120 x 120 cm
In collaborazione con Castiglioni